“Napul’ è na’ carta sporca….E nisciuno se ne importa”. Così recita una delle più belle canzoni di Pino Daniele dedicata alla sua città. Ma la storia emblematica della Fondazione Made in Cloister che vi proponiamo di visitare, racconta un’altra e inaspettata verità. Un vecchio lanificio abbandonato (dove si confezionavano le divise dell’esercito borbonico, diventato un’officina e successivamente un parcheggio poi abbandonato) è rinato nel 2012 come fondazione d’arte contemporanea.
Made in Cloister (fatto in un chiostro o in clausura secondo il doppio significato della parola cloister) è il chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana che versava in stato di totale degrado, acquistato e restaurato con fondi totalmente privati da Davide de Blasio e Rosa Alba Impronta, una coppia di imprenditori anche nella vita, uniti dalla passione per l’arte contemporanea .
Napoli: La Fondazione Made in Cloister e il rapporto con il territorio
Oggi Made in Cloister, raggiungibile in 5-7 minuti a piedi dalla stazione di Napoli centrale, è un centro d’arte espositivo e performativo che dialoga con il quartiere. Un autentico progetto di rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso l’arte. Dopo la conclusione dei lavori di restauro del chiostro, sormontato da un suggestivo lucernario di legno (qui venivano messe ad essiccare le lane) è iniziata la programmazione di esposizioni d’arte contemporanea la cui chiave ispiratrice è sempre il dialogo con la comunità e l’ambiente circostanti.
Con la nascita dello spazio e l’avvio delle prime iniziative culturali in pochi anni tutta la zona è migliorata anche dal punto di vista della sicurezza. Inoltre l’area ha visto l’insediamento di diverse attività collegate al mondo dell’arte (gallerie e studi d’artista) e dell’ospitalità (hotel e b&b) portando a un incremento dei valori immobiliari.
Oltre a poter ammirare uno spazio altamente evocativo (5 euro il costo simbolico del biglietto d’ingresso) e fermarsi per un caffè o un drink nella zona-bar interna al chiostro, Made in Cloister rappresenta una tappa imperdibile per gli appassionati del contemporaneo.
Molti gli artisti che hanno realizzato progetti site-specific e in linea con la missione della Fondazione da quello inaugurale 10 anni fa firmato Laurie Anderson a Mimmo Paladino, Liu Jihanua, Tadashi Kawamata, Peter Halley e tanti altri fino a interACTION, progetto espositivo che si tiene ogni due anni a Napoli in cui vengono chiamati artisti di diversi paesi, generazioni e linguaggi.
La Fondazione Made in Cloister si pone anche come hub di collaborazioni trasversali, dalle istituzioni culturali, agli enti territoriali, al food. Emblematica quella nata con il pluristellato chef Massimo Bottura, grande appassionato di contemporaneo. Nel 2019, dopo aver visitato la mostra Monumenti di Liu Jianhua ha proposto a Rosa Alba e Davide di entrare nel network Food for Soul che all’epoca contava 8 centri nel mondo. Lo spazio del Refettorio è risultato perfetto per ospitare una mensa dedicata alle persone più fragili e allo stesso tempo combattere lo spreco alimentare, utilizzando in cucina solo le eccedenze. Ne è nata una collaborazione intensa e duratura che contribuisce a consolidare il rapporto tra la Fondazione e la comunità di Porta Capuana.
La mostra di Aljoscha alla Fondazione Made in Cloister
La Fondazione Made in Cloister in collaborazione con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee ha presentato a febbraio 2023 Composing Bioethical Choices di Aljoscha. La mostra di forte impatto visivo è la prima esposizione in Italia dell’artista ucraino-russo residente a Dusseldorf e nato a Kiev nel 1972, che da oltre 20 anni persegue, attraverso le sue opere fantastiche ed evanescenti un personale concetto di bioismo: il tentativo – dice l’artista – di creare nuove forme viventi e una nuova estetica della vita organica futura. Un modo per sviluppare oggetti d’arte che esprimono le possibilità visive della biologia sintetica, uno sforzo per produrre arte basata su vitalità, molteplicità e complessità.
La mostra fortemente voluta dalla Fondazione Made in Cloister è frutto della residenza dell’artista a Napoli ed è stata realizzata con il coinvolgimento della comunità multietnica di Porta Capuana. Una mostra che diventa anche il cuore di attività creative e culturali per sensibilizzare la comunità sui temi della violenza e dei conflitti.
Il progetto espositivo site-specific unisce elementi concavi e convessi, inserendosi armonicamente nell’architettura del luogo ed è strutturato con una grande opera galleggiante bio-futuristica collocata al di sotto dell’essiccatoio borbonico, cuore della Fondazione, corredata da 80 sculture in acrilico, plastica e fibra di vetro. Il colore rosa, nelle sue sfumature è la tonalità che caratterizza le forme fluttuanti di Composing Bioethical Choices.
Completano l’esposizione alcune sculture singole sopravvissute a vari interventi pubblici nonché una documentazione fotografica di recenti installazioni in differenti luoghi dell’Ucraina, scuole, chiese, piazze, che testimoniano il forte impegno dell’artista contro la guerra e la violenza generata dai conflitti, donando colore e speranza alle persone.
L’intervento di Aljosha vede espandere i suoi organismi non solo all’interno del chiostro ma anche nel contesto sociale di Porta Capuana, in particolare nelle edicole votive del quartiere. Un’incursione che si svilupperà per l’intero periodo della mostra e che porterà a processi di trasformazione delle opere, concludendosi con l’inizio di una nuova vita per le stesse.
Il mio lavoro – spiega Aljoscha – non riguarda solo la creazione di strani giocattoli alieni per il mio piacere, ma soprattutto la loro collocazione nel mondo reale e la possibilità per le persone di reagire ad essi, di giocarci, di scegliere la propria metamorfosi.
La mostra è visitabile fino all’11 maggio 2023 dal mercoledì al sabato (11:00-19:00) e la domenica (10:00-14:00). Verificare gli orari sul sito www.madeincloister.com
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