Zanzibar: le 6 cose più belle da fare sull’isola

Scritto da  Laura  in 

L’isola di Unguja, meglio conosciuta come Zanzibar, una costola della Tanzania in pieno Oceano Indiano, è il luogo di fuga ideale dal freddo dell’inverno.  Abbiamo già parlato della nostra esperienza zanzibarina in una recensione pubblicata a fine novembre raccontando alcune chicche di quest’isola incantevole che ci ha accolto con tutta la sua umanità e bellezza.

Oltre al mare splendido, dalle infinite sfumature di turchese, Zanzibar è tutta da scoprire. E una settimana vola via, senza neppure accorgersene. Ecco una serie di attività che vi consigliamo durante la vostra permanenza sull’isola.

Zanzibar, la storia

Zanzibar - Spiaggia Zuri

Si può iniziare da Stone Town, la capitale dichiarata patrimonio Unesco e un tempo, non troppo lontano ahimé, crocevia del commercio della tratta degli schiavi provenienti dall’Africa orientale. E’ una città di 15 mila abitanti, con i tetti delle abitazioni fatti di lamiere, dove è nato e ha vissuto la sua infanzia il cantante e leader dei Queen, Freddie Mercury, Farrokh Bulsara il suo vero nome, figlio di genitori indiani. Il passato doloroso di questa città è documentato dalle segrete, ancora visitabili, dove venivano ammassati in un spazio ridottissimo, decine e decine di schiavi in condizioni inumane.

Sul luogo in cui veniva mercanteggiata la vita umana sorge oggi la Chiesa Anglicana, il simbolo del riscatto, costruita nel 1873 per volere dell’esploratore britannico David Livingstone che pose fine a questa vergogna nel 1890. Stone Town merita senz’altro una passeggiata, meglio se accompagnati da una guida, per non perdersi nel mercato della frutta e del pesce, e nel dedalo di stradine e viuzze con negozi di stoffe, vestiti e artigianato locale. Tra un acquisto e l’altro è possibile ammirare il Palazzo delle Meraviglie, il primo edificio ad essere dotato di elettricità e di un ascensore, appartenuto al terzo sultano dell’Oman che vi ospitava le sue 99 concubine. 

Per gli amanti della musica etnica, Zanzibar a febbraio può riservare una bella sorpresa: in questo periodo si svolge infatti il Sauti Za Busara, Festival internazionale di musica africana. Tra le strutture che vi consigliamo di visitare per un soggiorno o un pasto, l’Emerson Spice Hotel, aperto nel 2006 da un proprietario inglese. E’ un tuffo nello stile coloniale più autentico. Ha dodici camere, una diversa dall’altra, arredate con mobili d’epoca e dedicate a importanti donne della musica. L’edificio storico era un’antica casa di schiavi. All’ultimo piano sulla terrazza c’è un ristorante-bar panoramico dove è possibile pranzare e cenare a menu fisso, oppure prendere un the o un aperitivo con vista.

Stone Town

Festival di musica africana
Sauti za Busara
www.busaramusic.org

Emerson Spice Hotel
Tel. +255 774 483483
www.emersonspice.com

Zanzibar, la natura

Zanzibar è ancora oggi il primo produttore mondiale di chiodi di garofano. Sono molte le coltivazioni di spezie, favorite dal micro-clima che fa di quest’isola africana una delle più lussureggianti e ricche d’acqua. E’ possibile visitare diversi orti botanici e provare di persona i sentori delle piante. Con l’organizzazione di Veratour siamo stati a Kizimbani, dove ci hanno accolto simpatici ragazzi che ci hanno guidato alla scoperta delle piante aromatiche: citronella, cannella, vaniglia, lime, cardamomo , curcuma, caffè, zenzero e lo zinghifuri, detto la “pianta del rossetto” perchè rilascia, dal suo interno, una polverina rossa che si può usare per decorare il corpo o semplicemente colorare le labbra a mo’ di rossetto come ci ha mostrato la nostra guida.

Nei pressi dell’orto, a 15 chilometri da Stone Town, lungo la strada, merita uno stop il villaggio Kidimmi dove vengono intagliate la caratteristiche porte di mogano che adornano abitazioni ed edifici di Zanzibar. I laboratori sono praticamente capanne all’aperto dove gli operai lavorano manualmente ogni singolo asse di legno lasciando sul suolo uno strato soffice di segatura e scarti lignei.

Zanzibar, il mare

Non si può rientrare da Zanzibar senza portare negli occhi e nella mente i colori e le intense sfumature del mare e delle spiagge. La sabbia è bianchissima ovunque e ha la consistenza del borotalco, sottilissima e leggera.  Il mare abbraccia tutte le gamme del turchese e varia a seconda della luce e delle maree. Questo fenomeno è più evidente sulla costa est dell’isola di Zanzibar, dove si verifica diverse volte al giorno, cambiando i connotati della spiaggia e del lungomare. Personalmente la bassa marea mi inquieta un po’ perchè trasforma il mare in una distesa di sabbia da percorrere senza che se ne veda la fine, rendendola meno vivibile.

Sulla costa ovest invece, nella zona del Veraclub  Sunset Beach dove abbiamo soggiornato per metà del nostro viaggio, la spiaggia è decisamente più fruibile. Il fenomeno della bassa marea è meno accentuato e il mare regala profondità e colori ideali per i bagni. Una delle gite più suggestive proposte da Veratour è a Nakupenda, “ti amo” in swaili, meglio conosciuta come “l’isola che non c’è”.  E’ una delle tante lingue di sabbia che appaiono in mezzo al mare durante la bassa marea. A mezz’ora di navigazione da Stone Town, Veratour ne ha una in esclusiva: waka-waka.

A bordo di un dhow, la tipica imbarcazione in legno di Zanzibar, abbiamo raggiunto questo piccolo paradiso che viene attrezzato ogni volta con l’allestimento di tende, stuoie e di una cucina con griglia. Finita la gita viene smontato tutto e riportato indietro. Si è praticamente in mezzo al mare, quello più puro e cristallino, nella pace assoluta, tra stelle marine, delfini e, se si è fortunati, qualche balenottero. Ad allietare la permanenza su questa lingua di sabbia, un gustoso pranzo a base di cicale di mare e aragoste grigliate, oltre a spuntini vari.

L’altra escursione in barca proposta da Veratour a Zanzibar è a Mnenba, l’isola privata acquistata tempo fa da Bill Gates. Sempre a bordo di un dhow abbiamo raggiunto l’area circostante l’isola, sulla quale non è possibile attraccare ma solo fare snorkeling alla scoperta dei fondali. Durante il tragitto abbiamo incontrato un nutrito branco di delfini che ci ha “scortato” fino a Mnemba. Sulla strada del ritorno ci siamo fermati sulla spiaggia di fronte all’isolotto per un bagno. Una striscia di sabbia incontaminata, tutta per noi,  su cui poter scrivere pensieri e messaggi.

A Nungwi è un piacere fare passeggiate lungo la spiaggia. Meglio se la mattina presto, quando il sole non brucia ancora e al tramonto, per fermarsi a bere qualcosa  in uno dei tanti chioschi sulla sabbia. A una quarantina di minuti a piedi dal Veraclub Sunset Beach è possibile visitare la riserva di tartarughe, un progetto nato nel 1993 per preservare la specie sull’isola. Le baby tartarughe vengono prese subito dopo la nascita dalla spiaggia e fatte svezzare per evitare che siano mangiate dalle cornacchie. Poi il 20 febbraio  di ogni anno vengono liberate e restituite alla spiaggia e al mare con una grande festa. Attualmente vivono nella riserva 30 tartarughe grandi e un centinaio di piccole.

Infine, per concludere la giornata, non può mancare l’aperitivo di fronte ai tramonti che sa offrire Zanzibar. Anche questa è una valida escursione da vivere di fronte al Veraclub Sunset Beach. Ci si imbarca sul dhow chiamato “Franco Nero” alla volta  di Punta Kendwa. Si parte alle 16:30 in attesa del tramonto verso le 18:30. Il tutto condito dalla simpatica compagnia dei ragazzi a bordo, dalla musica, dalla frutta tropicale e da brindisi a base di rum e coca cola.

Per tutte le info sulle escursioni a Zanzibar consultare www.veratour.it

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