La street art a Testaccio e i murales dell’ex Mattatoio (2021)

Scritto da  Laura  in 

Testaccio è un quartiere iconico della capitale, uno dei più conosciuti anche dai turisti. Rinomato per la sua tipicità e schiettezza (qui si concentra il cuore della tifoseria romanista) si è trasformato negli anni. Da quartiere operaio è diventato luogo di residenza di artisti, intellettuali e radical chic. Ed è anche meta della movida con i suoi numerosi ristoranti e locali alla moda. Testaccio ha beneficiato di una serie di progetti di valorizzazione e recupero culminati con il recupero dell’ex Mattatoio e con numerose opere di street e urban art.

Street art a Testaccio
Street art al Testaccio

Street art: la grande Lupa di Roa a via Galvani

Iniziamo il nostro giro alla scoperta dell’arte urbana di Testaccio dall’imponente Lupa alta 30 metri che domina il passaggio a metà di via Galvani.  Si chiama The jumping wolf, una lupa nell’atto di fare un balzo.  E’ l’interpretazione moderna che Roa, artista belga di Gent, ha voluto dare della lupa romana, uno dei simboli della città eterna. La lupa, e quindi Roma, appare molto magra, scarna, sofferente, non sembra essere in buona salute e oltretutto non appartiene a una specie protetta.

L’opera è stata voluta dalla galleria Modern Art Contemporary che l’ha finanziata e ha convinto i condòmini del palazzo ad accettare questo murale così ingombrante e intenso. Roa ha realizzato l’opera partendo da un bozzetto su un foglio A4 e con l’aiuto di un braccio meccanico e vari tipi di pennelli ha utilizzato il bianco e il nero su uno sfondo rossiccio. Per la cronaca avrebbe completato l’opera in un sola giornata.

Street art - La Lupa di Roa al Testaccio
La Lupa di Roa al Testaccio

Sempre su via Galvani colpisce la parete lunga 60 metri con le calligrafie di Domenico Romeo, un avvocato pentito diventato writer per passione. Via Galvani poggia in parte sul cosiddetto Monte dei Cocci, un’altura di 50 metri, la più grande discarica a cielo aperto del mondo antico, un monte artificiale originato dal continuo accumulo di cocci ed anfore romane (dette “teste” , da qui Testaccio) generalmente riutilizzate, ma quelle dell’olio non potevano essere recuperate quindi venivano rotte per poi sistemare i frammenti con la calce fino a creare questo monte artificiale.

Sul lato opposto della strada l’hotel Retesta , al cui interno è visibile dalla teca di vetro che lo avvolge, un murale del sardo Tellas. Dentro il mercato Testaccio, tra banchi  e ristorantini, si trova invece un’opera di Alice Pasquini, una tipica figura di donna colorata di turchese.

Ingresso dell’ex Mattatoio

Street art: l’ex Mattatoio di Testaccio

L’ex Mattatoio di Testaccio o “Stabilimento di Mattazione” come recita l’intestazione sul frontespizio dell’arco principale di accesso,  venne costruito nel 1891 in soli tre anni e diventò uno centri di macellazione più all’avanguardia in Europa. Fu scelto in questo luogo anche per la vicinanza al fiume e all’acqua, elemento importante per pulire gli ambienti. Il Mattatoio era organizzato in padiglioni per la lavorazione della carne di maiale e bovina e rimase in funzione fino al 1975. Ora è un esempio di archeologia industriale. Sono ancora visibili gli ambienti con le mangiatoie e gli abbeveratoi e la pelanda dove venivano spellati gli animali.

Street art - Ex mattatoio a Testaccio
Nell’ex Mattatoio a Testaccio

Dopo la dismissione dell’attività alcuni edifici del sito sono stati riconvertiti accogliendo all’inizio vari centri sociali. Nel 2002 entra l’istituzione del Macro, nel 2010 l’Università. L’idea iniziale era di trasformare l’area nella Città delle Arti e della Gioventù. Il sito comprende anche il Campo Boario dove un tempo pascolavano gli animali e dove venivano fissati i prezzi degli animali.

Oggi si trova la Città dell’Altra Economia, un villaggio fatto di piccole attività artigianali, banchi di ambulanti, ristoranti e bar. A deturpare l’ambiente è soprattutto l’invasione di auto parcheggiate. Davanti a uno degli archi di ingresso si trova il murale di Laura Luvi, “Il domatore dei fiori selvaggi”. A seguire quello di Lucamaleonte e il suo Giaguaro tra i fiori e ADR che rilancia il tema della lotta per l’indipendenza del Kurdistan attraverso un bellissimo volto di donna.

http://www.cittadellaltraeconomia.org/citta

Street art - Giaguaro con con i fiori di Lucamaleonte
Giaguaro con i fiori di Lucamaleonte

Nel 1990 un gruppo di italiani e immigrati occupa il Borsino dell’ex mattatoio in stato di abbandono e fonda il Villaggio Globale, diventato negli anni luogo di comunicazione e aggregazione attento alle tematiche della solidarietà sociale e internazionale. Alle mostre, cinema e concerti, si sono affiancati anche corsi e laboratori. All’interno del padiglione una serie di murales di Stan & Lex e varie botteghe di artigiani. All’esterno, sui lati di una vecchia edicola, le opere vicine tra loro degli artisti Diamond e Solo.

Villaggio Globale
Interni Villaggio Globale

Ma la chicca più scenografica del Villaggio Globale si trova poco fuori dal padiglione. Sotto un porticato delimitato da archi, oltre 200 artisti da tutto il mondo hanno fissato i loro poster tappezzando integralmente le pareti. Il luogo è stato definito la Cappella Sistina della poster art ed è un caso quasi unico al mondo. Ne esiste uno simile solo a Rio de Janeiro. Andate a vederlo e vi perderete nei colori e nella fantasia degli artisti che non hanno lasciato libero neppure un centimetro quadrato delle pareti.  

Cappella Sistina della Poster Art
La Cappella Sistina della Poster Art
Cappella Sistina della Poster Art
La Cappella Sistina della Poster Art

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