Passeggiare a Trastevere, tra stretti vicoli e stradine decadenti costellate di osterie e botteghe artigianali pensando di trovare esempi di street art tradizionale, come nelle periferie della capitale, potrebbe essere una delusione. Dimenticate i murales che avvolgono intere facciate di palazzoni popolari. Gli edifici del rione Trastevere, quartiere popolato nel medioevo da pescatori, hanno un valore storico e per questo sono tutelati dai beni culturali.
La street art, in quanto arte clandestina e illegale non è tollerata. E’ altresì difficile ottenere le autorizzazioni per realizzare murales di grandi dimensioni poiché tutto il quartiere è protetto da vincoli architettonici.
Un limite allo spazio ma non alla fantasia degli artisti che hanno trasformato il divieto in opportunità rendendo Trastevere il centro della poster art nella capitale. Un’espressione artistica spontanea e sensibile alle tematiche dell’attualità più stretta. Una passeggiata alla scoperta della street art di Trastevere diventa dunque un’autentica caccia al tesoro e vi spiegheremo perché.
Street art: poster e sticker art a Trastevere
La caccia al tesoro della street art trasteverina può iniziare idealmente da via della Lungara, all’altezza del carcere di Regina Coeli. E’ qui che troviamo i primi esempi di poster e sticker art.
Una declinazione della street art molto più fulminea e pratica poichè gli artisti preparano gli interventi nella tranquillità del loro studio e solo in un secondo tempo, con grande rapidità, tappezzano i muri di poster e sticker seriali usando colle che possono resistere anche due anni.
Il piccolo Cristo di Alessia Babrow è stato utilizzato come immagine su un francobollo pasquale nel 2018. Solo successivamente le venne riconosciuto il diritto d’autore. Qwerty è invece un duo italiano-ungherese dal nome insolito: la prime 5 lettere della tastiera. Sono specialisti nel bombing.
E’ loro il piccolo Trump seduto su un triciclo con la ruota anteriore a forma di mondo. Come una goccia cinese lo ritroverete un po’ ovunque sui muri di Trastevere. La riproducibilità del poster permette all’artista di affermare in modo più deciso il suo messaggio e la propria identità visiva, mentre nel carattere effimero del mezzo prescelto (poster e sticker si deteriorano molto facilmente) si può leggere una forma di rispetto per la storia dei muri di Trastevere.
Street art a Trastevere L’impronta digitale di Nemea
Nemea è famoso per le sue impronte digitali disseminate anche sulle facciate fresche di restauro. Un aspetto che mi lascia perplessa. Andare a imbrattare edifici appena ridipinti è a mio avviso una forma di vandalismo al pari delle scritte illegali con le bombolette.
Le impronte di Nemea, nelle quali si intravedono volti, conducono come le briciole di pane di Pollicino, ad una finestra cieca (ne esistono diverse a Trastevere) al cui interno è ritratta una prostituta. L’omaggio dell’artista agli invisibili della pandemia. Curioso anche il fiore di Nemea che troverete all’angolo di via Garibaldi contenente la frase “love me tender”.
Street art: murales e realtà
Se Alessio B71 ritrae una Monnalisa vestita da uomo, Cake Stencil, amico e collega di Banksy ritrae situazioni di forte disagio come i bambini che vivono in aree di guerra, circondati dal filo spinato e privati della loro infanzia.
Cake Stencil Finestra murata di Nemea
A Via della Lungaretta, via della Paglia e via Garibaldi si trovano alcune delle murate più famose di Trastevere: qui da decenni street artist romani e stranieri “coltivano come un orto” i muri che cambiano a seconda delle stagioni arricchendosi ogni giorno di nuovi poster e adesivi.
Altra murata simbolica è l’installazione all’ingresso del Cinema America. Occupato nel 2012 dopo 14 anni di abbandono, la sala è diventata l’emblema di una rinascita contro la speculazione edilizia. Sgomberata nel 2014, molti street artist hanno lasciato un’opera commemorativa sulle sue porte per sempre chiuse al pubblico.
“I still remember how it was before” di My Dog Sighs è uno dei pochi veri murali a Trastevere. Di grande impatto copre un’ampia superficie del muro di cinta dell’ospedale Nuovo regina Margherita.
E’ composto da ben 540 occhi, ognuno dei quali contiene il riflesso dello skyline romano e la silhouette di personaggi nati, morti o che hanno lavorato all’interno dell’ospedale. L’opera è stata realizzata nel 2018 nell’ambito di Forgotten Project, un’iniziativa per valorizzare il patrimonio architettonico contemporaneo di Roma attraverso l’arte urbana.
A piazza San Cosimato colpiscono le saracinesche dipinte dei banchi del mercato, mentre il recinto dell’area giochi per bambini è dedicato alle vicende dei Simpson. A piazza S. Maria in Trastevere lo sguardo viene catturato da una chicca: il piccolo e ironico poster di recente realizzazione firmato Le Diesis che ritrae la Sora Lella, personaggio storico del rione con il grembiule di superman che pronuncia la frase famosa: “annamo bene!”.
La Sora Lella di Le Diesis Il Mantegna di Tina Loiodice Portoni a Trastevere
Il murale più recente (riferito al periodo in cui scriviamo questa recensione) è quello di C215 e ritrae l’amore ai tempi della pandemia. I colori sono ancora freschi e nitidi: un ragazzo e una ragazza si baciano senza togliere la mascherina.
Davvero curioso è il piccolo murale in stile classico che possiamo scorgere dietro una grata dal titolo “Io non mi lascio fregare” dell’artista Tina Loiodice, ispirato ad un furto avvenuto qualche anno fa al museo Castelvecchio di Verona di un dipinto del Mantegna. Ironicamente l’artista ritrae il bambino con un salvagente di protezione.
Tra i pochi veri murales di Trastevere ricordiamo quelli di Carlos Atoche, Maupal e la sua fascinosa testa di leone che campeggia su un cancello e le opere di Diavù e Solo. Un discorso a parte merita il monumentale wall painting dell’artista contemporaneo sudafricano William Kentridge sulla riva destra del Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Come una pellicola distesa di un film, l’opera che ha avuto una gestazione di oltre dieci anni, racconta la storia di Roma e rappresenta un tributo alla città eterna.
Concludiamo il nostro giro nella street art di Trastevere con la suggestiva saracinesca di Palazzo Velli a Piazza Sant’Egidio dipinta dallo street artist torinese Neve. Con il suo stile iper-realista immortala Anna Perenna, antica dea romana di cui scriveva Ovidio impersonata nel volto di questa vecchia saggia con il viso ricoperto di rughe ma con lo sguardo ancora pieno di vitalità, metafora calzante del Rione.
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