Biennale di Venezia 2017: le cinque cose da non perdere

Scritto da  Laura & Valentina  in 

La Biennale di Venezia 2017 è l’ “evento” per eccellenza. Non solo nell’arte. E’ un catalizzatore mondiale di culture, etnie e stravaganze in una cornice che ci invidia tutto il mondo. Per questo vi invitiamo a visitare Venezia in occasione della 57° Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Viva Arte Viva, curata da Christine Macel e che chiuderà i battenti il prossimo 26 novembre. Indicare un tabella di marcia sul “cosa fare” è quasi impossibile nel “mare magnum” di esposizioni ed iniziative che hanno luogo durante tutta la manifestazione. Siamo state a Venezia in occasione delle preview un paio di giorni, con poco tempo dunque a disposizione,  e abbiamo stilato una scaletta delle cinque cose assolutamente da “non perdere” sulla laguna.

Biennale di Venezia 2017 - Damien HirstBiennale di Venezia 2017: Damien Hirst e i suoi Tesori ritrovati

Al primo posto mettiamo senza dubbio la mostra kolossal di Damien Hirst, Treasures from the Wreck of the Unbelievable (a cura di Elena Geuna), un’esposizione diffusa tra due sedi di prestigio: Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Consigliamo di visitarle entrambe. Segnano il ritorno dirompente sulla scena dopo 10 anni di apparente oblio, del ragazzo “terribile” di Bristol che mette in piedi un evento degno di Hollywood dai costi stratosferici – si parla di non meno di 100 milioni di dollari – supportati dalla generosità di Francois Pinault. I detrattori del genere ne hanno dette di tutti i colori. Noi la riteniamo assolutamente imperdibile. Un capolavoro di marketing e comunicazione che ti conquista e si beffa di te. La sensazione è quella di una presa in giro clamorosa ma non si può non riconoscere la genialità dell’artista. La storia del ritrovamento, al largo delle coste orientali dell’Africa, di un veliero affondato migliaia di anni fa e zeppo di tesori, è affascinante. Ci sono video che illustrano le varie fasi del recupero con i sommozzatori, light box dai colori sgargianti e ovviamente le opere, statue, busti, oggetti, tutti incrostate di madrepore e coralli coloratissimi. Un gigante di 18 metri in bronzo occupa l’atrio di Palazzo Grassi generando stupore e curiosità, quasi fosse calato dal soffitto. Sembra di essere all’interno di un museo archeologico, fino a quando incontriamo Topolino, gli inseparabili Baloo e Mowgli e la statua dello stesso Hirst e capiamo che è tutta una farsa. Una fantastica farsa!


Biennale di Venezia 2017: Le scelte della vita nella metafora di tre artisti alla Fondazione Prada

Uno scrittore e regista, Alexander Kluge, un artista-fotografo Thomas Demand, una scenografa e costumista, Anna Viebrock. Al piano terra e nei due piani nobili di Ca’ Corner della Regina, il palazzo settecentesco che ospita la Fondazione Prada, la stagione inaugura con The boat is leaking. The captain lied (a cura di Udo Kittelmann). E’ il percorso della vita, fatto di porte che si aprono e si chiudono e di scelte che possono condizionare la nostra esistenza. Una mostra sensoriale, di scoperta, senza un itinerario preordinato attraverso sale che riproducono ambienti di vita reale. Dalla stanza dei bottoni, una sorta di “studio ovale” dove il potente di turno prende decisioni cruciali per l’umanità, all’aula di tribunale. Si passa anche per un vecchio cinema tedesco degli anni ’50 con le poltrone di legno e si attraversa il palcoscenico di un piccolo teatro.  Le porte sono le nostre scelte: sta a noi decidere quali aprire e varcare, immergendoci ogni volta in un viaggio nuovo e intrigante.


Biennale di Venezia 2017: Il Fondaco dei Tedeschi, nuovo tempio del lusso con vista mozzafiato sul Ponte di Rialto

Negli anni della Repubblica Serenissima era un albergo-magazzino. Dopo secoli di commercio fu distrutto in un incendio nel 1505. Fu occupato dall’esercito napoleonico e dall’impero asburgico per poi diventare agli inizi del Novecento prima un centro telegrafico militare, poi un ufficio postale. Dopo decenni di abbandono, finalmente, l’antico Fondaco dei Tedeschi (il nome deriva dai mercanti provenienti dalla Germania e dai Paesi del Nord Europa in cerca di spezie e coloranti per le loro lane grezze) è da qualche mese tornato alla sua funzione originaria nello splendido restauro firmato dall’architetto olandese Rem Koolhaas:  un grande mercato coperto, con un cortile al centro oggi occupato dal ristorante “Amo” dello chef stellato Massimiliano Alajmo, con gli arredi firmati da Philip Stark. Il magazzino è articolato su quattro piani a loggia, collegati da scale mobili e da ascensori, e in vendita c’è il meglio dei prodotti di alta gamma. Attualmente è gestito dalla Società T Gallery, del gruppo del lusso Lvmh che lo ha preso in affitto dalla famiglia Benetton, proprietaria dell’immobile demaniale. La singolarità di questo luogo,  al centro di Venezia proprio accanto al Ponte di Rialto, è la terrazza del quarto piano, preceduta da una grande cupola,  sede di mostre d’arte temporanee e spazio per eventi. Una vista magnifica, immersa tra i tetti di Venezia e con il Ponte di Rialto proprio sotto di noi, è inusuale e diversa  dalle immagini iconiche della città lagunare a cui siamo più avvezzi.  L’occasione per scattare una foto davvero unica!

Biennale di Venezia 2017: fuori Biennale i contrasti impossibili di Vitel Tonné

Vitel Tonné, antica ricetta piemontese, è un piatto per certi versi assurdo. Si basa infatti sull’accostamento azzardato della carne con il pesce: vitello, tonno e maionese, danno vita, insieme, ad un gusto unico dal forte sapore. È il connubio vincente scelto per un mostra collettiva, dove l’abbinamento di linguaggi e materiali contrastanti come pittura, ceramica, vetro, disegno, video, installazioni,  fotografia e diorami, si legano armonicamente.  La bizzarra esposizione, Vitel Tonné  An Art Recipe Exhibition in Venice è presentata da THE POOL NYC all’interno dell’antico Palazzo Cesari-Marchesi risalente al XVIII sec. in Campo Santa Maria del Giglio e visitabile fino al 25 giugno 2017. Cosa c’è dentro il piatto? Forti personalità, visioni inaspettate, gioia del colore. Ogni stanza è farcita di presenze e il percorso all’interno è come una piacevole degustazione. Da un antipasto di fotografia a una spuma di ceramica invetriata. Di tutto rispetto il parterre degli artisti: Sol LeWitt, Giulio Turcato, Luigi Ghirri, Giorgio Griffa, Luigi Ontani, Berozzi & Casoni. Per arrivare a realtà interessanti come Andrea Salvatori, Gina Beavers, Giuseppe Stampone, Nicolò Montesi, Federico Solmi. A questo punto non ci resta che augurarvi Buon Appetito!

Biennale di Venezia 2017: “Il mondo magico” del Padiglione Italia con l’illusione spazio-temporale di Giorgio Andreotta Calò

Un miraggio. L’acqua. Lo sdoppiamento dello spazio. Due mondi. La simbologia del doppio. Senza titolo (La fine del mondo) è il monumentale lavoro che ci conquista realizzato dell’artista veneziano Giorgio Andreotta Calò (1979), all’interno del Padiglione Italia all’Arsenale, dal titolo “Il mondo magico” (a cura di Cecilia Alemani) . La sua opera è una visione esperienziale, straniante e illusoria. Un omaggio alla sua città natale, Venezia, dove l’acqua è concepita come elemento generativo ma anche come forza distruttiva. L’ambiente architettonico è diviso su due livelli, separati,  complementari e opposti. Quello inferiore è una sorta di foresta di tubi da ponteggio che sorregge una piattaforma di legno. L’infilata di acciaio dei pali ricorda le linee prospettiche di una chiesa a cinque navate. Il visitatore, nella penombra, è alla ricerca del sentiero giusto per raggiungere la scala che conduce al piano superiore, al miraggio, all’estasi. Davanti ai nostri occhi una distesa immensa di acqua che occupa l’intero spazio sottostante appena attraversato. L’acqua è ferma, immobile, è tutto un gioco di riflessi, mutazioni, immagini ribaltate anche attraverso lo specchio in fondo al padiglione. Non si riesce a percepire la grandezza dello spazio, un’immagine senza tempo, senza fine, che ricorda la laguna ma che suggerisce una riflessione sulla simbologia del doppio a cui  Andreotta Calò fa riferimento prendendo spunto dal libro La fine del mondo di Ernesto de Martino. L’antropologo esplora i due mondi, quello degli inferi e quello celeste, gli stessi mondi, che in un certo verso, vengono rappresentati magnificamente dall’artista nello sdoppiamento dell’opera.

La visita al padiglione italiano è completata anche dalla presenza di due importanti artisti come Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey che interpretano, attraverso interventi complessi e personali riflessioni,  “il mondo magico”. Valgono l’intera visita!

Ecco le cinque cose da “non perdere” alla Biennale di Venezia. 

Palazzo Grassi- Punta della Dogana
Treasures from the Wreck of the Unbelievable. Damien Hirst
fino al 3 dicembre 2017

Campo San Samuele 3231, Venezia
Tel. +39 041 2401308
Web: www.palazzograssi.it

Fondazione Prada Venezia
The boat is leaking. The captain lied. Thomas Demand, Alexander Kluge, Anna Viebrock
fino al 26 novembre 2017

Calle Corner Della Regina 2215 Santa Croce
Tel. +39 041 8109161
Web: www.fondazioneprada.org

Fondaco dei Tedeschi
Calle del Fontego dei Tedeschi, Ponte di Rialto
Tel. +39 041 3142000
Web: www.tgalleria.com

Palazzo Cesari-Marchesi
Vitel Tonné – An art recipe exhibition in Venice
fino al 25 giugno 2017

Campo Santa Maria del Giglio – Calle Rombiasio 2539
Web: www.thepoolnewyorkcity.com

Padiglione Italia, Arsenale
“Il mondo magico” –  Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey
fino al 26 novembre 2017
Web: www.labiennale.orgwww.ilmondomagico2017.it

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